"Stefania" 06

Per capire chi è Stefania e sapere tutto di Lei, vi consiglio di leggere prima le altre parti


6. STEFANIA USA L’ ARMA DELLA SEDUZIONE PER OTTENERE UN FAVORE.

Il martedì successivo Andrea andò ancora via per lavoro, assicurandomi che sarebbe rimasto fuori casa per non più di due giorni.
Dormii fino a tardi; avevo appuntamento in Camera di Commercio verso le 11, 30 e mi ero portata tutta la documentazione a casa, in modo da evitare di passare prima dall'ufficio.
In bagno mentre mi preparavo, pensavo a come ero cambiata, anzi, a come eravamo cambiati entrambi, Andrea ed io, specie negli ultimi giorni. Ci eravamo detti tante cose: confessioni, stati d’animo, quello che pensavamo di parenti ed amici; mi stupii, quando dissi ad Andrea di mia sorella, di quello che mi aveva raccontato in proposito.
Lui mi rispose che già lo sapeva, che con Luca si confidavano e pertanto era a conoscenza delle avventure dei porcellini, sottolineando poi la frase con un sospiro ed un: “Beato lui!”
Andrea non aveva mai avuto il coraggio di dirmelo, anche perché Luca si era raccomandato di non informarmi di queste cose; secondo loro avevo dei tabù, e non accettavo tali volgarità.
Mi confidò che mia sorella lo eccitava con quel suo corpo minuto e quelle tettone. Mi fece ridere quando disse: ”Daniela è quello che io definisco una macchina del sesso: dev'essere una pompinara da sballo; ma quello che mi fa eccitare di più, è il pensiero di lei che sta seduta sul cazzone di un ragazzo di colore, che fa su e giù: il suo corpo da bambina riempito da un bestione scuro che la fa godere!”
Io, scherzando, gli dissi: “Sei proprio un depravato!”
Si era eccitato, ma non potevo fare sesso, perché avevo le mestruazioni, e lui mi disse per consolarmi: “Allora vuol dire che pazienterò per qualche giorno”
La domenica sera, quando rientrammo dal cinema, in macchina, mentre lui guidava, mi chinai sulle sue ginocchia e gli feci un lavoretto con i fiocchi; mentre gli succhiavo il cazzo, lui mi disse: “Pensa se ci vedesse qualcuno a fare queste cose; chissà cosa penserebbe di noi….”
Più mi diceva frasi del genere e più mi eccitavo. Lo stringevo, lo succhiavo….. mi venne in bocca, non ne persi neanche una goccia, gli feci vedere la bocca piena e ingoiai tutto con gusto.
Lui mi disse che mi adorava.
Il martedì, dunque, mi presentai all'appuntamento col dottor Rossi della Camera di Commercio.
Mi vestii con una gonna corta nera, scarpe aperte dietro con il tacco non molto alto, calze autoreggenti color fumo, una maglietta bianca, che lasciavano intravedere i capezzoli scuri e duri e la forma dei

seni; sulla maglietta un gilerino di cotone nero, aperto, e, per finire, mi diedi un trucco molto leggero, che facesse risaltare ancora di più il mio viso e il mio sguardo colmo di curiosa attesa e di eccitazione.
Mi piacevo… mi dissi: “Non era quello che volevi? Ora tocca a te… Datti da fare!”
Alle 11,30 ero davanti all'ufficio del dottor Rossi; non dovetti neppure presentarmi al fattorino che si precipitò a chiamarlo al telefono interno, dicendomi: “Avviso subito il dottore che è arrivata, un attimo solo signora”
Dopo aver parlato al telefono, si alzò, e mi accompagnò aprendomi la porta.
Il dottore mi venne incontro sorridendomi e mi squadrò dalla testa ai piedi; mi strinse forte la mano: trovai la sua calda, asciutta, liscia.
Indossava un abito scuro, con la camicia grigia, senza cravatta; quel completo lo ringiovaniva, e lo rendeva meno alto, più magro di quanto non ricordassi.
Mi tornò in mente il suo membro lunghissimo e ricordai chiaramente come Nadia lo succhiasse, e poi lo ingoiasse tutto.
Mi fece accomodare, incominciando subito ad illustrarmi quello che aveva in mente di fare; non mi diede speranze per il caso che gli avevo prospettato per il mio capo.
Mi disse: “Vede, per un problema come questo si dovrebbe corrompere un ispettore giudiziario…. io potrei anche farlo… ma - fece una lunga pausa, mentre mi fissava dritto negli occhi - ci vorrebbe qualcosa di molto particolare… sa, cara signora… gli uomini come me non cercano beni materiali”
Non aveva lasciato ombre di dubbio; era ben chiaro a cosa si riferisse e la mia immaginazione era in grado di fare il resto; anche perché continuava a guardarmi le gambe, ed anche il seno, accarezzandosi la patta dei pantaloni.
Io gli risposi: “Guardi, dottor Rossi… non mi scandalizzo certo per quello che mi ha appena accennato…. io sono una dipendente del dottor Favalli, lei capirà che questi problemi li può risolvere benissimo il mio capo… sono certa che saprebbe dove trovare il denaro necessario, magari di tasca sua…o… - feci anch'io una pausa ad effetto, poi, guardandolo negli occhi, e piegandomi ulteriormente in avanti, aggiunsi – diciamo che, a mia volta, potrei fare qualcosa per lei……”
Mi appoggiai completamente indietro allo schienale della sedia, accavallando le gambe e mostrando un’immagine provocante, e sensuale.
Lui riprese: “Mi dica: in cosa posso esserle utile? Per quello che vedo davanti a me potrei fare molto; lei non immagina nemmeno quanti mezzi abbiamo a nostra disposizione…. Non mi faccio certo sfuggire un’occasione come questa; farò del mio meglio per aiutarla, stia tranquilla!”
Andrea mi aveva raccontato che, durante il soggiorno a Bari, aveva avuto la possibilità di parlare a lungo con il proprio capo settore. Questi gli aveva confidato che, entro la fine dell’anno, avrebbe lasciato l’azienda, avendo raggiunto l’età pensionabile; gli aveva inoltre accennato al fatto che molto probabilmente l’azienda, una multinazionale americana con filiale in Italia, avrebbe proceduto ad una riorganizzazione con conseguente snellimento del personale, e con la possibile cessione del settore di cui facevano parte proprio loro.
Andrea aveva allora chiesto se ci fosse la possibilità, lasciando l’azienda prima della riorganizzazione, visti i 12 anni di impeccabile servizio, e, magari, con l’aiuto del capo stesso, di ottenere una sostanziosa buona uscita, oltre alla liquidazione di legge, che gli consentisse di realizzare un suo vecchio sogno: quello di aprire un’enoteca.
L’ingegnere gli aveva consigliato di fare tale passo entro il mese di agosto, promettendogli il proprio aiuto sia per velocizzare la procedura di dimissioni che per fargli ottenere la buona uscita ed aveva accennato ad una somma che era ben più cospicua di quella che noi si era immaginata come possibile.
Spiegai dunque al dottor Rossi che mio marito era intenzionato a cambiare ramo di attività e che cercava un locale per aprirvi una enoteca con vendita e degustazione di vini e liquori di qualità e con la possibilità di funzionare anche come ristorante. Insomma, oltre al locale, che doveva comprendere esposizione vini, bar, sala da pranzo, cucina, e servizi, servivano la licenza di esercizio e le attrezzature e gli impianti che consentissero un rapido decollo dell’attività anche ad un futuro proprietario che proveniva da un mondo diverso da quello della ristorazione.
Il dottor Rossi rispose che si poteva fare e che in un paio di giorni mi avrebbe presentato una lista di locali adatti allo scopo; aggiunse inoltre che mi avrebbe segnalato i locali in difficoltà finanziarie, in modo da facilitare il sogno di mio marito.
A quel punto si alzò, e venne ad appoggiarsi alla scrivania, girando dalla mia parte. Con discrezione mi disse: “Capisce signora, vorrei almeno un anticipo, un piccolo assaggio di quello che potrò ricevere in cambio! Vede, in tutta sincerità, ciò che io cerco non è un rapporto di sesso normale, quello lo potrei ottenere da una qualsiasi prostituta. Io cerco un coinvolgimento e le attenzioni di una donna normale, che non fa queste cose nella vita di tutti i giorni; ma vorrei vederla… costringerla a comportarsi nei miei confronti come la peggiore delle puttane”
Non mi mossi, non dissi nulla, quello che mi chiedeva lo avrei fatto anche per niente. Ero eccitata, in uno stato pietoso; uno sconosciuto mi stava chiedendo di fare la puttana, non mi scomponevo, anzi lo volevo.
“Tu sei una bellissima donna; sposata, seria, insospettabile; saresti perfetta per il mio scopo” Era passato al tu, avvicinandosi ulteriormente, ponendosi proprio di fronte a me, mentre io continuavo a rimanere seduta.
Mi avvicinai, e gli posai la mano sulla patta dei pantaloni; già gonfia dall'eccitazione.
“Non ci disturberà nessuno?” chiesi mentre gli sbottonavo i calzoni.
Lui mi rassicurò dicendo che nessuno sarebbe venuto ad interromperci e che, in precedenza, aveva avvertito il fattorino di non far passare altre persone.
Si abbassò i pantaloni; ora avevo davanti agli occhi il suo cazzo lunghissimo; forse lo era ancora di più di quanto non ricordassi.
Lui cominciò ad insultarmi: “Non ti aspettavi un cazzo simile, vero? Non aver paura, dai; prendilo in bocca!”
Lo stringevo con entrambe le mani, una attaccata al pube, l’altra ancora più su, e ne sporgeva ancora un bel pezzo; era incredibile…. imboccai la parte che rimaneva scoperta…. era caldo, liscio, aveva un buon profumo, un buon sapore.
Lo sentii tremare, affondai leggermente con le mie labbra per poi rilasciarlo, sia con le mani che con la bocca; lui aveva le mani appoggiate sulla scrivania, senza toccarmi, ma questo non mi dispiaceva. La sua passività mi faceva eccitare ancora di più.
Mi disse: “Fammi vedere quanto sei troia… dai!!”
Il suo cazzo pendeva verso il basso, era duro, eccitato, ma non riusciva a puntare verso l’alto e nemmeno a restare orizzontale, al contrario di quanto accadeva a quello di Andrea, quando era in erezione. Un confronto, ad occhio, tra i due cazzi, mi fece notare che questo era sicuramente il doppio, come lunghezza, di quello di Andrea, ma non come diametro.
Lo leccai, incominciando dalla base, per finire sul prepuzio; tornai giù, trovai i testicoli; piccoli, con le sacche aderenti alle palle.
Anche qui c’era una diversità a confronto di Andrea e degli altri che avevo avuto occasione di vedere; erano delle sacche rugose, grosse, ed elastiche, ma non stringevano il contenuto.
Non feci nessuno sforzo a mettermi in bocca i testicoli e a succhiarli; lo vidi fremere, tornai molto lentamente su, appoggiando le labbra alla cappella e mi infilai in bocca quella proboscide. Arrivai in fondo alla bocca, e sentii la cappella urtare contro la cavità della mia gola, ma le mie labbra erano ancora lontane dalla base.
“Mamma, come è lungo!” Pensai.
Provai a deglutire, come mi aveva insegnato Nadia, superai l’ostacolo, affondai di più, lui gemeva, parlava, mi insultava.
Io non lo sentivo più, andavo su e giù, poco per volta; dove la mia gola lo stringeva ogni volta che lo tiravo, deglutivo, lo giravo e la gola si contraeva al suo passaggio.
Dentro di me ero eccitata, provai ad affondare ancora di più: pensavo a Nadia, e a come aveva fatto a prenderlo tutto in bocca.
Ricordai la smorfia fatta da Nadia quando era arrivata contro il pube; ora, però, era ancora molto lontano dal mio naso, spinsi di più, ne avevo già molto in gola; sentivo quel cazzo là dove niente era mai arrivato, lo impugnai con la mia mano alla base, la mia bocca era vicino al mio pollice.
Non riuscivo a ingoiarlo tutto, lo feci uscire; era insalivato per tutta la sua lunghezza, era lucido, un filo di saliva univa la mia bocca alla sua cappella, lo ripresi in bocca, e cominciai a fare su e giù velocemente. Lui mi prese la nuca tra le mani, chiedendomi di lasciare il suo cazzo; cominciò a scoparmi in bocca, faceva una corsa molto lunga estraendolo ogni volta quasi del tutto, per poi rimetterlo dentro, un centimetro di più ad ogni introduzione. Non mi sforzava, mi stavo abituando a quella carne nuova dentro di me; avevo le lacrime agli occhi.
Improvvisamente lo sentii irrigidirsi, impugnò la base del suo cazzo, vidi che lo stringeva e premeva verso le palle; lo tenne così per un po’ di tempo. Io mi ero fermata col suo cazzo all'inizio della gola; ne avevo ingoiato più della metà.
Lui si tirò indietro fin che solo la cappella mi restò in bocca, allora, rilasciando la mano e poi ripartendo dalla base, prese a stringere il lunghissimo membro come se dovesse mungerlo. Cominciò ad uscire del liquido caldo, non schizzava, usciva lentamente, era denso, caldo, stava sborrando nella mia bocca e tutto questo avveniva molto lentamente.
“Dai, su ingoialo, dai!” mi incitava.
Io ingoiai mentre lui mi osservava attentamente, poi si strinse di nuovo la base dell’uccello riaffondandomelo dentro fino in gola, più di quanto era riuscito ad entrare prima: mancava poco ormai, ma non era ancora del tutto scomparso nella mia bocca.
Lo estrasse un po’, quindi spinse di nuovo; lasciò la base del suo cazzo, si rilassò un poco, poi, con entrambe le mani, mi tirò a se. Il suo cazzo mi arrivò fino in fondo, mi sentivo assalire dal vomito, ma lui spinse ancora di più.
Ebbi un conato, mi uscì un po’ di liquido dalla bocca, forse la sua sborra, ma lui non mi lasciò e affondò ulteriormente, riuscendo a penetrare tutto. Avevo il mio naso e la mia bocca a contatto con i suoi peli del pube.
Continuava a spingere e a tenermi forte contro di lui, come se mi scopasse in fondo alla gola; mi dava degli strattoni; ma senza far uscire il suo cazzo dalla mia bocca. Adesso si stava agitando dandomi dei colpi violenti, era lui adesso che mi veniva incontro. Si tirò indietro uscendo completamente: aveva di nuovo stretto la base del suo membro con entrambe le mani.
“Dai… - disse - apri la bocca, troia… che ti sborro dentro!”
Pensavo che avesse già eiaculato, ma mi sbagliavo; spalancai la bocca, lui avvicinò la cappella appoggiandomela al labbro inferiore, uno schizzo fortissimo mi arrivò direttamente in gola, riempendomi la bocca; altri schizzi seguirono il primo, erano tanti, uno dietro l’altro, in rapida successione.
“Dai!... ingoia tutto… Su!... Fammi vedere quanto sei troia! - si eccitava a queste parole - mi piacerebbe che fosse qui anche tuo marito; vedrebbe la sua mogliettina che beve la sborra di un vecchio, farei succhiare anche a lui questo cazzone; sborrerei in bocca anche a lui.”
Chiusi la bocca ed ingoiai tutto; quando la riaprii, lui affondò ancora il suo cazzo nella mia bocca; in quel momento sentivo il liquido uscire dalla mia fighetta e inzuppare l’assorbente lasciandomi libera.
Deglutii ingoiando quel po di liquido che avevo ancora in bocca. Lui si rilassò, io lo ripresi in bocca: adesso non era duro come prima, riuscivo a stringerlo bene; si era rilassato quasi completamente: non era più lungo come prima; era come quello di Andrea.
Lo ingoiai completamente, spinsi la mia faccia contro la sua pancia, agitando la testa a destra e a sinistra; sembrava volessi mangiarglielo.
Lo sentii gemere piano. “Sei favolosa!... Non pensavo tu fossi così troia!”
Pulii il suo cazzo delicatamente con la lingua, poi mi porse il suo fazzoletto per farmi pulire la bocca. Si riassettò, a mia volta mi alzai, cercando di dare una riordinata al mio viso e ai miei capelli.
Mi cinse i fianchi da dietro e mi sussurrò: “Sei stata bravissima, degna delle peggiori puttane!”
Mentre diceva questo, con una mano mi sollevò leggermente la gonna, andando ad accarezzare la parte di coscia scoperta dalle autoreggenti, e infilò il pollice tra le mutandine, che contenevano l’assorbente, e il solco del mio culetto, forzando leggermente il mio buchino.
Lui disse ancora: “È qui che voglio infilare il mio cazzo, voglio arrivarti fino in pancia”
Infilò la prima falange dentro ed io, sospirando di piacere, gli andai incontro.
Mentre faceva questo, aggiunse: “Adesso sono io in debito con te! Entro venerdì ti saprò dire qualcosa in merito a quello che mi hai chiesto…. Sono ansioso di rivederti!”
Lo salutai, ricordandogli di fornirmi anche notizie circa il problema che riguardava il mio capo. Mi rassicurò dicendo che l’indomani mi avrebbe fatto avere in ufficio la documentazione riguardante il nostro cliente con un prospetto riportante le possibili soluzioni e le procedure da seguire.
Fuori c’era un sole bellissimo, caldo; era l’ora di pranzo ma io non avevo fame, e neanche voglia di andare al lavoro.
Telefonai in ufficio e lasciai detto che ci sarei andata il mattino successivo.
Tornai a casa; durante un bagno purificante cercai di tirare le somme di quanto era successo in quelle ultime settimane. Mi resi conto che in 28 anni di vita non avevo fatto niente che potesse reggere al confronto… e… che comunque non era ancora finita. Avevo ancora delle frecce al mio arco, ancora da imparare, ancora obiettivi da raggiungere.





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Published by ioprimo
4 years ago
Comments
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presto 
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Bellissimo!!! A quando il segu8t9?
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